mercoledì 30 gennaio 2019
SPORT NEWS E SPORT LOCALE Napoli, Ancelotti oltre la crisi: «Andiamo avanti con il 4-4-2»
INSERITO DA ANGELINA CECERE Si era visto per la prima volta in Champions a Belgrado, contro la Stella Rossa, ed era piaciuto così tanto ad Ancelotti che da quel giorno non è più cambiato. «Modulo? Cos'è un modulo?» Ha chiesto più volte Carletto a chi cercava di capire come potesse schierarsi in campo il suo Napoli e non ha avuto timore a dare la sua spiegazione. Il 4-4-2 ancelottiano è così diventato fotografia perfetta di questo Napoli, una squadra abile a difendersi ma anche a ripartire, senza dare punti fermi agli avversari, pronta a divertirsi con la fantasia dell’attacco. Sembrano passati anni, però, da quei giorni, perché quattro mesi più tardi c’è già chi vorrebbe mandare in panchina il sistema di gioco visto fin qui «Il 4-4-2 lo facciamo solo in fase difensiva, continueremo a giocare così e non cambieremo nelle prossime gare», Ancelotti non ci ha pensato due volte a difendere sé stesso ed il Napoli dagli attacchi pronti a piovere dopo il tonfo con il Milan. Gli azzurri scesi in campo a San Siro ieri hanno fatto il paio con quelli visti sabato, nonostante la grande differenza di uomini: in campionato una batteria di attaccanti pronta a colpire senza riuscirci, in Coppa la voglia di trovare equilibri che non hanno fatto la differenza. Quello del gol resta un problema anche figlio di un modulo, il 4-4-2, che dovrebbe dare tante soluzioni offensive e invece fa girare poco, soprattutto contro il Milan, la fantasia delle punte azzurre. Risultato? Tre gare a Milano nell’ultimo mese, zero gol segnati, tre gol incassati che portano due (pesanti) sconfitte ed un pari che non fa contento nessuno. Dove ha sbagliato il Napoli di ieri sera? Sicuramente nell’approccio mentale, quello che Ancelotti sottolinea al fischio finale. «Non siamo stati brillanti in attacco, ma alla fine abbiamo perso per due disattenzioni nostre». È sincero, Carletto, ma le disattenzioni si pagano caro a questi livelli. Dovrebbero saperlo anche gli azzurri, colpevoli in occasione del primo e del secondo gol milanista: prima è Maksimovic che si fa scavalcare da un lancio dalle retrovie della difesa milanista e concede a Piatek campo aperto per l'1-0. Poi si fa infilare da Paquetá, non segue la linea dei compagni di reparto che avevano provato ad alzare il fuorigioco e lascia spazio alla punta polacca. Con Malcuit troppo alto e incapace di dare una mano. Ci ha pensato poi lo stesso Piatek a fare tutto per il meglio, prendendosi gioco di un troppo leggero Koulibaly e siglando una rapida doppietta. Debacle azzurra, ma Ancelotti è convinta che quella tracciata sia la strada giusta, per questo si continuerà a puntare su un 4-4-2 che sembra consentire ancora qualche garanzia. In effetti l’idea dell’allenatore azzurro è semplice: due linee da quattro giocatori quando la palla ce l’ha l’avversario, pronte a stringe e chiudere sul portatore di palla per poi lavorare di reparto, poi la trasformazione quando ad avere la palla sono gli azzurri. E così, da 4-4-2 si passa ad un più spregiudicato 2-4-4 che lascia soli i due centrali di difesa e vede salire i terzini del reparto. Anche a San Siro, ieri sera, il progetto tattico di Ancelotti era questo: Malcuit e Ghoulam a creare superiorità sugli esterni per mettere in difficoltà il centrocampo a tre uomini del Milan, Fabián e Zielinski a creare scompiglio tra le linee di Bakayoko e Kessié, poi la fantasia di Insigne e il senso del gol di Milik a fare la differenza negli ultimi metri. Quello che non si era considerato, però, era il grande disegno tattico di Gattuso. Il suo Milan, pur schierato con il 4-3-3 in partenza, prevedeva una squadra capace di difendere tutta nella propria metà campo quando la palla era tra i piedi degli ospiti. Piatek unico riferimento in attacco, i due mediani ad intercettare qualsiasi pallone e poi Paquetá-Castillejo difensori aggiunti, pronti a cambiare l’azione da difensiva ad offensiva quando possibile. I padroni di casa hanno fatto una gara attenta ed ordinata, hanno fatto sentire i muscoli e, soprattutto hanno approfittato dei giri del motore azzurro. Con Diawara e Allan in cabina di regia, infatti, la squadra non ha saputo cambiare marcia come riesce, invece, a fare quando da quelle parti ci passa capitan Hamsik. Fabián e Zielinski si sono così trovati nella ragnatela rossonera della trequarti e Ghoulam e Malcuit non hanno mai creato una vera e propria superiorità. Il resto lo ha fatto il fato: tutte le conclusioni concesse dal Milan sono state sfruttate male dal Napoli degli ultimi metri, troppo poca l’attenzione messa nel momento decisivo. E anche il cambio modulo della ripresa, con Ounas e Mertens ha potuto poco.
SPORT.ILMATTINO
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