venerdì 21 dicembre 2018

SEZ. POLITICA Politica, il pagellone 2018: bocciati Renzi, Fico e Toninelli. Promossi Salvini, Conte e Tria



INSERITO DA ANGELINA CECERE Il 2018 è stato l'anno dei mondiali nel calcio e delle elezioni legislative nel mondo della politica. Per entrambi gli ambiti l'evento per antonomasia. E se i risultati del Pallone d'Oro sono stati influenzati da quanto accaduto in Russia, i giudizi, negativi e positivi, della politica italiana non possono prescindere dai risultati elettorali. Da qui il tracollo di Matteo Renzi e della sinistra tutta. Il Movimento 5 Stelle, pur avendo superato il 30%, una volta arrivato al governo ha mostrato più di una difficoltà. Da Luigi Di Maio a Barbara Lezzi, passando per Laura Castelli in molti arrancano nella complessa sfida amministrativa. Discorso opposto per la Lega di Salvini, capace di raddoppiare il consenso da Marzo ad oggi. E proprio come nel calcio, dopo ogni mondiale ci sono gli europei. Appuntamento a maggio 2019. MATTEO SALVINI 7,5 È il vero trionfatore di questo 2018. Dopo le politiche del 2013 la Lega aveva il 5%, lui in cinque anni l'ha portata a vincere le elezioni con il 17% e ora i sondaggi, per quel che valgono, assegnano al suo partito oltre il 30%. Detta l'agenda del governo e quella dei media. In questo momento gli riesce tutto, sembra il Matteo (Renzi) del 2014. L'unico rischio che corre è quello di strafare, anche sui Social. Ma è chiaro che con le Europee di maggio punta al colpo grosso: andare a Palazzo Chigi.  GIOVANNI TRIA 6,5 Per mesi hanno fatto a gara a darlo per spacciato. Si dimette, No, lo mandano via. Invece, alla fine dell'anno, lui è ancora sul ponte di comando della politica economica del governo, e, con pazienza certosina, è riuscito ad ottenere un armistizio con i commissari europei, i nemici del popolo Moscovici e Dombrovskis. Per lui è una piccola importante vittoria. DANILO TONINELLI 4 Una gaffe dopo l'altra. Non si giudica un ministro da questi particolari canterebbe De Gregori. Ma appare pasticcione anche su dossier importanti come la Tav o la ricostruzione del ponte Morandi. Negli occhi rimane la sua esultanza dopo l'approvazione del Decreto Genova più appropriata per un ultrà che per un ministro della Repubblica. A rischio in un possibile rimpasto. GIUSEPPE CONTE 6,5 Non è un ruolo semplice il suo. Dopo Presidenti del Consiglio che erano protagonisti assoluti - da Berlusconi a Renzi passando per Monti - sembrava un premier destinato a essere schiacciato tra Salvini e Di Maio. Invece, piano piano, sta emergendo la sua capacità di farsi concavo e convesso quando necessario. Democristiano Doc. Ed è un complimento. BARBARA LEZZI 5 Il gasdotto del Tap in Puglia è stata la sua Caporetto. Aveva puntato tutto - negli anni di opposizione - contro quest'opera: ne è uscita a pezzi e con la propria credibilità azzerata. Nei talk show ultimamente è sparita, la comunicazione 5 stelle forse vorrebbe farla dimenticare. Ma le sue gaffe imperversano sul web a ...370 gradi direbbe la ministra.  SERGIO MATTARELLA 9 Il punto fermo e autorevole della nostra politica e delle nostre istituzioni. La sua elezione è sicuramente la cosa migliore successa nella politica italiana negli ultimi anni. Ha sbrogliato la complicatissima matassa delle consultazioni post elettorali con calma e serietà, riuscendo a coniugare il rispetto per il voto elettorale e la posizione internazionale dell'Italia. Un capolavoro. Guida sicura, ma lontano dai riflettori, nei momenti di tensione tra governo e commissione europea. Evidente ormai il lavoro in tandem portato avanti con Conte. LUIGI DI MAIO 6 In sei mesi di governo ha rovinato cinque anni di lavoro. Dopo aver impersonificato perfettamente l'opposizione ai governi di centrosinistra, arrivato il momento di fare il salto di qualità e di trasformare la protesta in proposta ha mostrato tutti i suoi limiti. Si è fatto sovrastare da Salvini sul piano mediatico, e nei sondaggi il M5S paga pegno. La richiesta sguaiata di messa in stato d'accusa del Presidente della Repubblica gli costa almeno un punto. Il ritorno di Dibba poi può indebolire sua leadership. LAURA CASTELLI 4,5 È l'attrice protagonista che non ti aspettavi nel governo gialloverde. La sottosegretaria al Ministero delle dell'Economia è entrata nell'immaginario degli italiani grazie alle sue apparizioni tv. Ha sbancato il web con la risposta a Padoan che cercava di spiegare lo spread: l'ormai famigerato Questo lo dice lei ha collezionato milioni di visualizzazioni. Fedelissima di Luigi Di Maio, difende a spada tratta in ogni salotto televisivo il reddito di cittadinanza. La misura su cui il M5S - e anche lei a questo punto - si giocano tutto. MATTEO RENZI 4 Il peggior risultato della storia del Pd alle elezioni pesa enormemente nel giudizio. Era arrivato al Nazareno al grido Via quelli del 25% per poi ritrovarsi con un misero 18. Ha ragione quando dice che la sconfitta di Marzo non può essere imputata solo al suo carattere, ma è anche vero che dopo la sconfitta nel Referendum costituzionale non ne ha più imbroccata una. Ha oltremodo personalizzato quella battaglia, condannando l'Italia ad uno stallo che continuerà ancora per anni. PAOLO GENTILONI 6 Il suo governo doveva durare pochi giorni. E invece è andato avanti un anno e mezzo. Senza dubbio è il leader di centrosinistra più apprezzato, sondaggi alla mano, e Renzi questo sembra non averglielo mai perdonato tanto da negargli il ruolo da candidato premier. Ora resta una domanda: cosa fare con il consenso acquisito?  ROBERTO FICO 5 È in difficoltà il Presidente della Camera, schiacciato tra il ruolo istituzionale e quello movimentista che ha sempre ricoperto nel M5S. Oggettivamente, poi, lo strapotere di Salvini nella coalizione di governo ha messo le sue posizioni di sinistra in un angolo. Se continua così rischia di fare la fine dell'omonimo frutto, buonissimo a settembre, ma già politicamente estinto ad ottobre.  SILVIO BERLUSCONI 6 Abbiamo sempre creduto che la sua parabola politca non conoscesse la parola fine. Eppure in questo 2018 ha avuto qualche colpo a vuoto: il Berlusconi che abbiamo conosciuto non avrebbe mai dato il via libera a Salvini per il governo del cambiamento, soprattutto con il M5S. Chi, tra i suoi nemici, lo considera finito, comunque, commette un errore madonarnale. M. D'ALEMA P. BERSANI 3 È incredibile: nel 2018 si parla ancora di D'Alema e Bersani che vogliono rifondare la sinistra. Hanno guidato una scissione inutile e rimediato una brutta figura alle elezioni. Chi ricorda il nome del loro partito? Si ripropongono per un listone alle Europee. Allora perché non richiamare Ventura in Nazionale. NICOLA ZINGARETTI 6,5 Ha vinto le elezioni regionali. E una vittoria in questo periodo nel centrosinistra è una sorta di Gronchi rosa. È il favorito nella corsa alla segreteria del Partito Democratico. Qualcuno continua a rimproverargli, non senza ragione, un pizzico di mancanza di coraggio e di eccessiva timidezza. Fino ad ora, come nel 2013 quando preferì la sfida regionale al duello con Alemanno, ha sempre fatto un passo indietro, evitando gli scontri diretti. Ma stavolta è davanti ad un bivio. Adesso o mai più.

LEGGO

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