lunedì 10 dicembre 2018
PRIMO PIANO Jako, il cane morto dopo essere stato bruciato vivo: Le Iene incontrano l'uomo sospettato di essere il responsabile
INSERITO DA ANGELINA CECERE Non si placano la rabbia e il dolore per Jako, il cane di San Pietro Vernotico (Brindisi) a cui era stato dato fuoco e che, dopo lunghe settimane di agonia, è morto nonostante le cure dei veterinari. Alessandro Politi, inviato de Le Iene che aveva già seguito la vicenda, ha provato a indagare sul caso, che al momento non ha ancora alcun colpevole. Come Leggo vi aveva già raccontato, Jako, un husky siberiano, allegro e vivace ma non pericoloso, viveva con Assunta, un'anziana di 87 anni, e con la badante che si occupava di lei. A badare a Jako era soprattutto il figlio di Assunta, ancora oggi straziato dal dolore per quanto accaduto: «Voglio che il colpevole sia assicurato alla giustizia, è un dolore assurdo per tutti noi, il cane era buonissimo e dava fastidio solo perché abbaiava molto. Chi se ne lamentava, però, veniva da me e tutto si risolveva». Per questo motivo, Alessandro Politi ha provato a sentire i vicini di nonna Assunta: tutti, ragionando per esclusione, sono convinti che si tratti di un uomo del paese, piuttosto scontroso e violento nei confronti di tutti. L'inviato de Le Iene decide allora di intercettare l'uomo mentre passeggia in un centro commerciale: davanti alle telecamere, si dichiara innocente e cerca di minimizzare, invitando anche la 'Iena' a casa sua. Un comportamento che, a detta del criminologo Marco Strano, esperto di delitti contro gli animali, è quantomeno sospetto: «Si impegna a deresponsabilizzare quel gesto, è come se avesse qualcosa da nascondere». Da qui a dire che l'uomo possa essere davvero responsabile dell'agonia e della morte di Jako, però, ce ne passa. Il giorno dopo, però, quando la 'Iena' si presenta a casa sua, l'uomo inizia a proferire insulti di vario genere, rifiutando di parlare. Quando Politi lo incrocia per strada, l'uomo tenta la fuga, mostra il dito medio e minaccia di chiamare i carabinieri, rifugiandosi in una caserma: «Vai a fare in c..o, te e Jako!».
LEGGO
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