venerdì 21 dicembre 2018
NEWS ITALIA E DAL MONDO Melegatti miracolo di Natale, sfornati 500mila pandori: «Vanno a ruba nei supermercati»
INSERITO DA ANGELINA CECERE Dopo lo spettro del fallimento e il salvataggio in extremis Melegatti riparte a Natale per la sua 'seconda vita'. E l'operazione commercialmente si rivela un successo, con le famose confezioni blu e gialle a ruba in supermercati e negozi. Sono arrivati da tutto il Veneto in questi giorni nello spaccio aziendale della ditta di San Giovanni Lupatoto - che può fregiarsi del brevetto del dolce a forma di stella, datato 1894 - per comprare quello che per molti è 'il pandoro'. Melegatti, torna il pandoro: «È il Natale del riscatto grazie agli "angeli" del lievito» Melegatti, torna il pandoro: «È il Natale del riscatto grazie agli "angeli" del lievito»«Il pandoro è un dolce senz'anima e pesante», bufera sulla ministra della Salute I primi dolci della 'ripartenza' industriale di Melegatti sono stati prodotti da terzisti, in altri stabilimenti, ma la nuova proprietà ha raggiunto l'obiettivo di essere presente con i suoi pandori in alcune catene nella grande distribuzione, oltre che nello spaccio aziendale e nel temporary shop aperto nel centro di Verona, di fronte all'Arena. «Abbiamo sfornato 500mila pezzi, è stata una corsa contro il tempo, ma volevamo comunque essere presenti per questo Natale» ha detto Gianluca Cazzulo, ad area commerciale di Melegatti. Fondata da Domenico Melegatti, che nel 1894 a Verona brevettò il pandoro, e dichiarata fallita lo scorso 29 maggio, l'azienda è stata rilevata all'asta per 13,5 milioni di euro dal gruppo vicentino della famiglia Spezzapria. Se Melegatti è ritornata in pista, una parte del merito va agli 'angeli del lievitò, Matteo Peraro e Davide Stopazzoni, due dipendenti che anche quando lo stabilimento era chiuso, senza percepire stipendio o rimborsi hanno continuato ogni giorno a nutrire il lievito madre, che dev'essere coltivato quotidianamente, ed è alla base dei dolci da lievitazione. «Sono due eroi. Parliamo veramente di un tesoro e di qualcosa di unico - dice il presidente di Nuova Melegatti, Giacomo Pezzapria -, che forse ha anche più di 124 anni di storia, perché probabilmente esisteva già prima della fondazione della ditta, utilizzato da Domenico Melegatti nella sua prima pasticceria». In Corso Porta Borsari, lungo il tracciato dell'antico decumano massimo della Verona romana, c'è ancora l'insegna dove un tempo si trovava la pasticceria Melegatti. E sul palazzo dove tuttora vivono i discendenti di un ramo della famiglia, due pandori in granito, fatti erigere dal patriarca, fondatore di un impero dolciario che negli ultimi anni si era sbriciolato tra beghe familiari, cause ereditarie e una gestione deficitaria. Ora Melegatti è ripartita, riassorbendo 35 dipendenti a tempo indeterminato. «È evidente che non rimarremo a 35», ha sottolineato Roberto Spezzapria, presidente dell'omonimo gruppo, che ha rilevato l'azienda attraverso Sominor srl, società nell'orbita della famiglia berica, che controlla Forgital Group. L'obiettivo della nuova proprietà è di arrivare nel 2019 ad un fatturato fra i 35 e i 44 milioni di euro, ripartendo forte con la campagna di Pasqua.
LEGGO
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